Il mio tempo


Stavo leggendo l’editoriale di “Destination, Italy Unknow / 2” su Alvento. Un pò distrattamente, lo ammetto, ma fin da subito i miei occhi sono stati attratti dalla fotografia pubblicata a fianco, a tutta pagina, bella grande in quel formato da 27×42 centimetri. Un’immagine importante e che fin da subito ha dato un senso a quelle frasi che Davide Marta aveva scritto in bianco, su uno sfondo nero. Una spiaggia libera, isolata, con al centro un ciclista, pronto a partire per una nuova avventura, mentre scruta sullo sfondo, divisa dalle acque del mare, una città.

Due situazioni che ci appartengono quotidianamente e che rappresentano la frenesia del nostro vivere realmente le giornate e quella voglia del nostro sognare più tempo da dedicare a noi stessi. Lavoro, amici, passioni, sociale, sport e tutti quegli impegni, più o meno importanti, ma che oscurano lo spazio bianco delle nostre agende.

E’ banale, ma il tempo passa e con lui anche i giorni che pian piano si trasformano sempre più velocemente in settimane, mesi e infine in anni. Così cresce in noi anche la consapevolezza che il tempo è il bene più prezioso che abbiamo. Ma spesso ce ne dimentichiamo, presi dai molteplici istanti che dobbiamo “non dimenticare“, rincorrendo un impegno già fissato.

Davide scrive bene «La ricetta è semplice: ho bisogno di tempo, tempo per me stesso».

Ho bisogno di ritrovarmi in quella spiaggia isolata, senza distrazioni futili, in sella, pronto a pedalare con il mio tempo lungo sentieri e strade che non siano tecnologicamente trafficate.

Ho bisogno di trovarmi nel nulla a guardare da distante la quotidianità.
Ho bisogno di perdermi per poi ritrovarmi.

Mi serve tornare a capire cosa è veramente importante, perché forse ho dato priorità errate a cose sbagliate. Un problema al lavoro bene o male lo si risolve, se si sbaglia qualcosa è la volta buona per capirne l’errore e non ripeterlo, ma se si perde il proprio tempo … be’, quello non torna più.

Se penso a quante fotografie non ho scattato, perché non avevo il tempo di fermarmi. Tutti attimi non vissuti, persi e dimenticati. La recita di un figlio, il primo tuffo in piscina, il primo giorno di scuola o i colloqui con le maestre, una giornata sulla neve. A volte, ma forse spesso, un semplice abbraccio o un “come stai?“. Tutto tempo che dovevo dedicare a me stesso, ma invece ha rappresentato un vuoto “non occupato” dentro al mio calendario.

Così questo pensiero lo scrivo su un post-it giallo e lo appendo sulla time-line della mia vita.

Si, ho bisogno di tempo!
I nostri figli hanno bisogno del nostro tempo, non di regali materiali.

Troppe volte non pedaliamo la salita, perché è difficile. Troppe volte ci nascondiamo dietro un impegno di lavoro, perché è molto più facile.

Si, ho bisogno di quella spiaggia selvaggia e remota dove imparare nuovamente le basi di ciò che è importante, per distinguerlo da quello che non lo è. Così magari si torna a credere nel viaggio in sé e non tanto nella lunghezza che lo rappresenta.