Lose Yourself
E’ capitato ancora una volta, si! Sono partito in bicicletta per pedalare tre giorni accompagnato solamente dal mio IO scomodo, quello che fa tante domande e nonostante la fatica del momento si attende che sappia dargli anche qualche risposta sensata.
Che fatica, mamma mia! Non tanto il pedalare 500 chilometri, ma lo stare solo con me stesso ad ascoltarmi, perdendomi con l’intento di ritrovarmi. Un pò come il partire per poi tornare … che lo diamo sempre scontato, ma allo stesso tempo non lo è per niente.
Un esempio al contrario? E’ un pò come andare a mangiare in un ristorante di qualità e stupirsi che lo chef sappia cucinare bene. Il discorso è ovvio e non fa una piega! Ma nonostante tutto, ci si stupisce sempre alzandoci da tavola col sorriso.
Questo è il mio pedalare con me stesso: partire con chi penso di conoscere, per tornare completamente nuovo, rinato dentro e fuori, scoprendo quello che a volte neanche immagino.
Sembra impossibile, ma capita praticamente ogni volta. E sono certo che tu, da non pedalatore di immemorabili infiniti da scoprire, stai storcendo il naso nel leggere quanto ho scritto.
Ma cerchiamo di fare un pò di chiarezza in cinque punti, così a caso, senza un ordine cronologico o di importanza!
Punto primo: in questi 500 chilometri di solitudine ho capito bene, che non ho capito un c@22o fino ad oggi in merito al mondo del cicloturismo e soprattutto alla distinzione con le lunghe distanze! E il “perché” è molto semplice. Non mi so gestire, pedalo senza un domani, perdendomi ogni attimo che sto vivendo. Pedalo con le gambe, dimenticando che ho anche un cuore e una mente.
Punto secondo: mi sono portato la mia amata Fuji e la ho usata pochissimo. Avevo paura di perdere tempo a fare fotografie e quindi di fare pochi chilometri. Il che mi riporta al punto sopra, ovvero al non aver capito una mazza sul cosa voglio fare da grande!
Punto tre: le succhiate alla borraccia vanno rispettate! Una ogni 20 minuti, stop! Anche prima se serve. Non quando capita o ogni 2 ore. Soprattutto se si pedalano dieci ore sotto il sole che batte come un fabbro. Alla fine quando ti accorgi di avere sete, sei già cotto come un pollo arrosto.
Punto quattro: devo imparare a gestire la forza e sopportare la fatica. Devo crescere, imparando a menare sui pedali con la testa, controllandone le emozioni. Si, perché spesso sono proprio queste che, sotto finta razionalità, mi portano a prendere scelte sbagliate.
Punto cinque: devo essere meno Strava e più Komoot. E il bello è che lo dico sempre, ma alla fine non ne sono realmente convinto e come si dice “predicare bene e razzolare male“.
Ma nonostante tutto, la figata è che puoi fare quante migliaia di chilometri vuoi in un anno, ma quando parti da cicloturista è un pò sempre la prima volta!
Lose Yourself! Come direbbe Eminem nell’inno al coraggio, al non arrendersi mai davanti ai casini della vita, alle difficoltà più ostiche.
I propri sogni vanno perseguiti, costi quel che costi, perché non sono boe alle quali aggrapparsi con tutte le forze.
Guarda la raccolta Komoot con il mio cicloviaggio di tre giorni.
1 Commento
Unisciti alla discussione per dirci la tua
[…] Ho bisogno di trovarmi nel nulla a guardare da distante la quotidianità.Ho bisogno di perdermi per poi ritrovarmi. […]