24h del Montello

Ci ho messo tanto a recuperarmi fisicamente e mentalmente da questa nuova avventura. E, se vogliamo dirla tutta, è da troppo tempo che non trovavo la motivazione giusta per scrivere qui, in questo mio piccolo spazio di mondo composto da parole, fotografie e pensieri.
Ma allora, perché non approfittarne e raccontare un pò come è andata il 27 e 28 maggio?
Se devo essere sincero, è stata una grandissima delusione per la mente! Ma posso dire che è stata anche una grande vittoria per il cuore!
Si, perché alla 24h del Montello non è andata per niente bene, anzi, è stata proprio una prestazione disastrosa. Ma nonostante tutto ho scoperto un nuovo mondo, unico nel suo genere, dove non ci sono sconfitti e tanto meno avversari. Ci sono solamente amici, di vecchia data e nuovi, che condividono con la propria bicicletta una grande passione chiamata ultracycling.
Ma volete sapere cosa è veramente questo sport? Ebbene … sicuramente uno strano posto!
E’ popolato da sportivi molto umili, preparati fisicamente e nonostante tutto, nessuno si sente superiore agli altri. Si fatica con il corpo e si pedala con la mente. Ci si aiuta nei momenti difficili e ci si sfida sempre col sorriso sincero. Si suda, si soffre e non si dorme. Si incontrano allucinazioni, stanchezza, sfinitezza, i muscoli gridano aiuto e il cervello ti chiede continuamente “perché vai avanti? Fermati e tutto finisce“.
L’ultracycling è una brutta bestia! E’ una di quelle passioni “dure“, ma che qualcuno deve pur fare. E se per sbaglio impari a conoscerlo, non puoi fare a meno di apprezzarlo, perché ti sa regalare grande forza per crescere dentro di te.
E io pensavo di poterci riuscire! Immaginavo che sarebbe stato più semplice di quanto mi dicevano. Ero convinto che con i 600 chilometri della randonnée di settembre, avrei pedalato senza problemi fino all’infinito della 24esima ora.
Si, ci ho voluto provare e credere, nonostante i dieci chilogrammi in più rispetto al peso di otto mesi fa e i pochissimi chilometri pedalati fino al giorno prima della gara.
Si, quel week end di fine maggio ho raggiunto il limite e sono finito a terra, metaforicamente parlando, sia chiaro.
Dopo 204 chilometri e quasi 3 mila metri di dislivello positivo (circa 10 ore in movimento) ho alzato la bandiera bianca e mi sono fermato. Ho fallito!
A dire il vero non ho ancora capito se ho mollato, perché fisicamente pensavo di non potercela fare, oppure se nella realtà è la testa che ha dato forfait. Ma poco importa, perché ho preferito ascoltare quella vocina lontana che mi continuava a dire “basta, sei un grassone in mezzo a tanti sportivi veri e non ce la farai a pedalare 24 ore“.
Così ho scoperto cosa dovrebbe essere questo sport fatto di alti e bassi, dove entra in gioco la mente proprio quando il fisico è stremato e non ne può più … e forse è proprio per questo che ho incontrato persone pronte a dare tutto! Uomini e donne pronte a mettersi in gioco.
Ho fallito e forse proprio per questo ho capito il valore di questo grandissimo sport! Ho fallito, ma mi sono innamorato, nuovamente!
Se vi ho partecipato è perché Roberto Picco mi ha raccontato cosa è per lui l’ultracycling, Fabio Biasiolo mi ha narrato le sue gesta sportive e infine Daniele Rellini mi ha emozionato con la sua storia.
Grazie a questi grandi uomini ho voluto provarci, nonostante i miei quasi 93 chilogrammi e il poco allenamento degli ultimi 6 mesi.
Una disfatta per la mente, ma un nuovo amore per il cuore.
Mi avevano avvisato che sarebbe stata difficile anzi, precisando mi avevano detto che non ci sarebbe stata cosa più dura che girare come un criceto in un percorso che già di per se è impegnativo.
Così ho imparato che per raggiungere il proprio vero limite, bisogna prepararsi, senza improvvisazioni!
Quindi in queste settimane mi sono ripreso, rialzato e salito nuovamente in sella, perché non è mai troppo tardi, mai!
E poi un grazie di cuore a Rudy, Franco, Giovanni e Alessandro che mi hanno dato la forza per pedalare un altro giro, altrimenti mi sarei fermato prima.
Grazie amici, grazie a tutti!